martedì 31 gennaio 2012

Restare o partire?

Restare o partire? Quante volte capita di farsi la stessa domanda! Delle volte bisogna prendere la decisione, possibilmente giusta, in poco tempo...come fare?
Tre anni fa mi sono trovata a dovermi chiedere la stessa cosa: lasciare la mia città e trasferirmi, con la promessa di una nuova sfida lavorativa, oppure rimanere e non lasciare il porto sicuro?
Sono partita. E non ho trovato niente di quanto avevo programmato. Lo dico sorprendendomi io stessa a pensare quanto la vita non voglia essere incanalata in piani sicuri e prestabiliti. Quando pensi di aver chiaro il tuo futuro, le carte vengono scombinate: fato? destino? Per chi ci crede potrebbe essere una risposta.
"La vita è ciò che ti capita mentre stai programmando altro", diceva John Lennon. Pensavo che avrei fatto una determinata professione e ne faccio un'altra, pensavo che sarei vissuta in un determinato posto e ogni mattina, al risveglio, mi ricordo che abito in una città che non avevo mai preso in considerazione! Mai avrei pensato di incontrare nuovamente chi ho poi ritrovato, e quante persone "sicure" ho perso.
Lo scrittore, filosofo e psicologo James Hillman, a proposito dello scorrere del tempo, dice:
" Non amo l'idea di tempo come successione di scatti. Per nulla. Ci fa diventare schiavi , elementi di una macchina, di una cinghia di trasmissione. Non ci accorda nessun modo di evadere l'ingranaggio. Questo è il tempo storico (...)ma ciò che viviamo veramente , e ciò che l'anima sperimenta, è una tipologia quanto mai svariata di momenti presenti...Sequenze più lunghe, più corte. Certe esperienze balenano in un attimo imprevviste, mentre altre tornano e ritornano incessantemente. Vivere il presente non è l'istante segnato dall'orologio ma un interferire di molti canali, di molte possibilità di una scelta...é accogliere l'abbraccio del molteplice!".
Il tempo visto non come concatenazione causa-effetto ma come eterno presente permeabile all'"anima mundi", cioè a a tutte quelle interferenze che vengono dal mondo, dall'ambiente esterno, e che possono rivelarsi più stimolanti, difficili, drammatiche e persino più belle di tutto ciò che pianificavamo di voler fare.
Io non ho realizzato niente di quanto avessi prestabilito, niente è in divenire...tutto è presente.

J.

lunedì 30 gennaio 2012

Pinocchio sui tacchi


Come si usa dire “la domanda sorge spontanea”, aggirandosi nei corridoi del Tribunale (di un qualsiasi tribunale...) e vedendo infreddolite, ai limiti dell’assideramento, avvocatesse che, sfidando i rigori dell’inverno, si aggirano, calze 20 denari color carne (pensano di essere Kate Middleton??) e decolletè tacco 12 cm, per le aule d’udienza.
L’irrigidimento muscolare dato dal freddo è tale che l’andatura, invece che farle assomigliare a sinuose pantere, sembra più simile a quella del simpatico burattino di legno Pinocchio!
Siamo sommersi dagli studi americani che dicono la loro su tutto ciò che riguarda lo scibile umano, ma una cosa l’hanno azzeccata (anche se  poteva bastare un pò di spirito di osservazione per arrivarci): l’uomo è più attratto dal modo di camminare della donna, femminile ed ancheggiante, che dal tipo di scarpe che ha ai piedi.
E se è vero che un bel paio di tacchi aiutano ad avere una postura più sexy, c’è  tempo e luogo in cui si fa più bella figura con un bel paio di francesine stringate o di ballerine ( e se le portava una come BB, che in fatto di seduzione se ne intendeva...)
Io però temo che la barcollante andatura più che altro dipenda dall’altro, irrinunciabile, oggetto facente parte della mise dell’avvocato-donna in carriera: il bauletto (di rigore Vuitton o Gucci) da tenersi obbligatoriamente con il braccio piegato ad angolo retto!
Provateci voi! Anzi no, per favore...anche voi no!
J.

Vieni avanti, cretina!


Ci vuole una certa dose di incoscienza o di presunzione per aprire un blog immediatamente dopo aver letto l’interessante articolo di Pieluigi Battista intitolato “La dittatura del cretino”, pubblicato sul settimanale “Sette” di giovedì scorso.
Il giornalista, partendo dal celebre libro di Fruttero & Lucentini “La prevalenza del cretino, lucida ed ironica riflessione su come i mezzi di comunicazione abbiano amplificato la possibilità per i cretini che popolano la nostra società di parlare, comunicare, intervenire, “realizzarsi”, si chiede quanto i blog possano fungere (ahimè) da ulteriore cassa di risonanza per moderni cretini “bloggeriani”!
“Ogni cretino ha il suo blog: un bene per la libertà, una pacchia per la cretineria da bar (...)”(cit.)  A me la provocazione del giornalista è piaciuta (anche se spero di non trasformare il suo dubbio in certezza con il mio ingresso nell’immenso mondo dei blog!)... Nella società della comunicazione, dove l’imperativo è COMUNICARE-PARLARE, dove si è più o meno in obbligo di dire la  propria opinione su tutto, dove mille sono i modi tecnologici per farlo, sarebbe più utile “tacere”? Sarebbe meglio tirarsi fuori da questa marmellata internettiana che tutto livella? Come quando ci si chiede” mi si nota di più se vado alla festa o se non vado?”.
La soluzione sarebbe semplice: basterebbe parlare solo se si hanno cose intelligenti da dire. Bella scoperta! E così torniamo al dubbio iniziale: prevalgono i cretini (non solo sui blog)? 
Non posso che rivolgere il dubbio su me stessa, ormai ci sono dentro, sono una blogger... l’ennesima cretina?
J.